La famiglia Sacchetti

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Sacchetti di carta per il pane, colori e mani di bimbi: è tutto quello che serve per creare “La famiglia Sacchetti”, improvvisati burattini fronte-retro.

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E se in ogni famiglia c’è la pecora nera, nella famiglia Sacchetti c’è quella coloratissima.
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La casa delle meraviglie

maurice sendak 1Che si trattasse di un libro interessante e bello, lo avevo immaginato, ma quando ho iniziato a leggere La casa delle Meraviglie. La Emme Edizioni di Rosellina Archinto ne ho avuto la conferma.
È un libro che tutti dovrebbero sfogliare (e leggere!). Qui è racchiusa la storia dell’editoria per l’infanzia in Italia, una storia che l’Archinto ha iniziato a scrivere con le sue scelte spesso controcorrente, proponendo titoli moderni, di qualità, inventando libri per bambini che ancora non esistevano sul mercato italiano.

Emme coverA cura di Loredana Farina ed edito da Topipittori, il libro si apre con una lunga intervista all’Archinto. Attraverso i racconti si ricostruisce la sua storia: il viaggio in America dove ha scoperto una realtà tanto diversa e dove i libri erano «vere meraviglie», l’atmosfera magica che si viveva in una Milano culturalmente molto attiva dove transitavano intellettuali, designer e artisti, gli incontri importanti come quelli con Emanuele Luzzati, Iela Mari, Bruno Munari, la voglia di fare libri per bambini, la nasciata della Emme Edizioni nel 1966, ma anche le difficoltà incontrate negli anni.

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Copertina del primo catalogo Emme Edizioni 1967, disegnata da Aoi Huber Kono.

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Rosellina Archinto con Roberto Denti.

Da subito si capì che i libri dell’Archinto erano diversi: libri che non esistevano in Italia, libri che parlavano per immagini perché, come lei stessa afferma, «il pensiero dei bambini è prevalentemente ‘visivo’; in essi l’aspetto grafico, l’originalità del segno, il colore, la fantasia, l’alternarsi di reale e magico si propongono di corrispondere ai bisogni più profondi del mondo infantile. Abbiamo cercato di fare in modo che i nostri libri si ponessero in sintonia con questo mondo e abbiamo profuso nel nostro impegno la stessa cura e la stessa attenzione tradizionalmente riservate solo ai migliori libri per adulti. La nostra intenzione è dunque rivolta a far sì che il libro possa inserirsi senza sforzo, con naturalezza nel vissuto del bambino, non come ‘oggetto di erudizione’ ma come stimolo di esperienza e conoscenza».

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La seconda parte del libro è fatta di Sguardi sulla Emme Edizioni: dieci saggi firmati da Paolo Canton, Valentina Colombo, Nicola Galli Laforest, Elena Massi, Giulia Mirandola, Luigi Monti, Marta Sironi, Ilaria Tontardini, Emilio Varrà. Chiude La casa delle Meraviglie il catalogo editoriale che raccoglie, in ordine cronologico, tutti i titoli pubblicati.
Moltissimi libri della Emme Edizioni li troviamo ancora oggi in libreria e tra gli scaffali di casa nostra, pubblicati da altre case editrici. Sono libri di cinquanta anni fa, ma che non seguendo la moda del momento e pensati e cercati nel mondo attraverso scelte di qualità e lungimiranza, sono ancora attuali e molto belli.

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Quanto coraggiosa è stata Rosellina Archinto? Tanto. Mentre si pubblicavano libri con «faccette» e «fatine con alette», lei proponeva un’impostazione grafica completamente diversa, che veniva percepita dal pubblico strana o snob. Per lei la forma era importante quanto il contenuto.
Questo libro che ne racconta la storia, dà la possibilità di conoscere un po’ più da vicino il coraggio di chi ha provato a cambiare l’editoria per ragazzi nonostante i tanti problemi, riuscendoci con enorme successo grazie a una grande passione e un indiscutibile talento editoriale.
Mi piace moltissimo l’immagine che ci regala Giovanna Zoboli nell’Introduzione al libro:
«Oggi, la penso come una Custode delle Immagini, sempre in movimento dentro e fuori dalla sua Casa delle Meraviglie, pronta a divertirsi e a ingegnarsi a ogni libro, a farlo prodigando con gratuità le sue migliori energie, la sua generosa intelligenza, il suo coraggio, le sue cure, al solo scopo di spalancare davanti agli occhi dei bambini, dei ragazzi la vastità del mondo».

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Timbrati la testa

coverA volte può capitare di montarsi la testa!
A me è successo qualche giorno fa nella libreria indipendente Spazio B**K del quartiere Isola di Milano. A farci montare la testa – eravamo in sedici – ci ha pensato Elena Campa dello Studio Arturo. Muniti di schizzi, sgorbie e fogli di linoleum, abbiamo provato a comporre un autoritratto con timbri fatti a mano (le nostre!).
t 1tt 1Occhi, bocca, naso, baffi e capelli: pezzi di faccia incisi e stampati con attenzione e pazienza per comporre sagome buffe che hanno dato vita a un libricino d’artista, un pezzo unico e originale rilegato artigianalmente.
tt 2tt 4Spazio B**K ospiterà a grande richiesta la seconda edizione del workshop Timbrati la testa,  il 2 marzo, dalle 12 alle 18.
Iscrivetevi perché ne vale davvero la pena. Si può fare, pensare e creare di tutto, l’unica cosa tassativamente vietata è tagliarsi: Elena sviene alla vista del sangue!banner-arturo

La libreria Spazio B**K, gestita da Chiara Bottani e Diletta Colombo, è un luogo speciale, dove le idee prendono forma, uno spazio sempre in movimento che offre workshop e corsi di formazione sul mondo del libro, sul linguaggio dell’immagine e sulle tecniche dell’artigianato.
book 1book 3Nata in collaborazione con MODO Infoshop di Bologna, è una libreria specializzata in libri illustrati, narrativa e saggi di qualità, autoproduzioni editoriali, articoli autoprodotti, stampe, poster e cartoleria artigianale. Si trova in via Porro Lambertenghi 20, ed è uno spazio accogliente, intimo, dove è piacevole rifugiarsi.

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Che faccia faccio?

FaceMaker okQuante facce si incontrano ogni giorno? Moltissime. Il mondo è pieno di facce. Arrabbiate, felici, meravigliate, cattive, buffe, concentrate, pensierose: ognuno ha la sua faccia. Possibile che la combinazione di occhi, naso, capelli, bocca e orecchie possa dar vita a infiniti volti? Sembra proprio di sì.
Ora mettiamo insieme due designer (Zoe Miller e David Goodman) e due case editrici (Corraini, Topipittori): cosa avranno in comune? Tutti ci mettono la faccia!

miller goodman con FaceMaker propone 25 blocchi di legno ricavati dall’albero della gomma e dipinti a mano. Non c’è età per creare un’infinità di facce, dal pirata al vichingo, dal cowboy alla regina: non solo un gioco ma un prezioso e divertente oggetto di design.FaceMaker packGuardiamoci negli occhi di Bruno Munari, edito da Corraini, è invece una raccolta di 25 cartoncini colorati con i fori per gli occhi, e su ciascuno è disegnata una faccia. Sovrapponendoli si dà vita a un gioco di sguardi e si esplorano differenti modi di vedere, come lo stesso autore suggerisce: «mescolate i disegni, cambiate i colori degli occhi, abituiamoci a guardare il mondo con gli occhi degli altri…».
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Facce di Antonella Abbatiello, è l’affascinante sperimentazione sul volto umano, proposta da Topipittori. Un piccolo libro da sfogliare e da guardare, e ora… anche da giocare.

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È infatti disponibile l’app multilingue Facciamo! per iPad e a breve anche per Android, pensata per i bambini da 0 a 3 anni. Una stimolante e simpatica app progettata da Isotype.org, Semidigitali e Topipittori e sviluppata da Antonella Abbatiello, Stefano Baldassarre e Lorenzo De Tomasi, con musiche di Marco Siniscalco e fotografie di Olmo Amato.

E adesso, che faccia faccio?

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Dopo, Laurent Moreau

1Quando nell’articolo precedente scrivevo che nel bookshop Rotonda Corraini non si può fare a meno di comprare un libro, non scherzavo affatto. Così ho portato a casa Dopo, l’ultimo capolavoro illustrato da Laurent Moreau e pubblicato da orecchio acerbo.
2attimoUn libro semplice che parla per immagini e insegna che ogni attimo è unico e prezioso, sfiorando anche il pensiero filosofico di causa e effetto e mostrando che dopo qualcosa succede sempre qualcosa.
Un viaggio di un ragazzo che attraversa le stagioni, e «dopo l’inverno la primavera restituisce i colori» e che si ferma a guardare il fiore che c’è dopo il seme.
estateMa il dopo è spesso anche misterioso. Cosa c’è dopo l’orizzonte? E dopo la morte? «Dopo tanti anni, sarò sempre lo stesso?».
Tavole dai colori bellissimi e vivaci, dove la natura, con i suoi animali e le sue piante, occupa sempre un posto importante.
fiore fruttoUn catalogo di pensieri semplici, che vivono in ognuno di noi e non solo nei bambini, e pensieri più profondi, come la morte e il tempo che passa, trattati sempre con estrema dolcezza. Ma anche un’esortazione a dare il giusto valore a ogni attimo senza troppe preoccupazioni, «dopo tutto, be’, si vedrà… prima di dopo, c’è… adesso!».
Ricordiamo che nel 2012 Moreau ha pubblicato, sempre con orecchio acerbo, A che pensi?, un altro splendido libro capace di spiegare a un bambino i pensieri degli altri.
Una certezza questo illustratore e orecchio acerbo ce la danno: che dopo un bellissimo libro, ce ne sarà un altro altrettanto bello.

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Muba, il museo dei bambini

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È stato inaugurato qualche giorno fa a Milano il Muba, Museo dei bambini. Uno spazio completamente dedicato alla cultura dell’infanzia dove i bambini potranno conoscere, sperimentare e giocare. Il museo si trova alla Rotonda della Besana, un luogo circondato da un giardino storico dove sarà possibile anche fare quattro salti in tutta sicurezza.

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Un modo nuovo di affrontare percorsi didattici, attraverso il gioco, per avvicinarsi all’arte e alla cultura. Il programma prevede ogni anno tre grandi mostre e molteplici laboratori in corrispondenza delle giornate dedicate ad argomenti di attualità – ambiente, alimentazione e integrazione – ma anche progetti pensati per gli eventi importanti della città come il Salone del mobile, PianoCity e BookCity.

La prima mostra visitabile fino al 31 marzo si intitola Scatole e accompagna i bambini in un percorso di scoperta sensoriale per stimolare il pensiero progettuale creativo.

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Bellissima anche L’essenza e l’eccesso a cura di Paolo Ulian, una mostra che fa riflettere sulle nostre abitudini quotidiane e sulle scelte “essenziali” o “eccessive”, per far comprendere la differenza tra spreco e sostenibilità.

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Muba ospita in modo permanente anche Remida Milano, il progetto culturale-didattico che propone un modo nuovo di vivere l’ambiente, insegnando ai bambini il riciclo creativo attraverso workshop e laboratori: i materiali di scarto diventano oggetti “altri”, con nuove funzioni e nuovi significati.

Non poteva mancare, in un posto per bambini, una libreria con proposte sempre interessanti e di un livello molto alto: la Rotonda Corraini. Impossibile non comprare almeno un libro.

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Con questo Museo Milano lancia un messaggio forte a tutta l’Italia e regala un luogo ai bambini che è anche uno spazio nella società. Più Muba per tutti!

Per ulteriori informazioni: muba.it

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Piero Fornasetti – 100 anni di follia pratica

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È una mostra, Piero Fornasetti – 100 anni di follia pratica, che quando esci vorresti subito rientrare.
Allestita alla Triennale di Milano (13 novembre – 9 febbraio 2014) e curata dal figlio Barnaba Fornasetti, la mostra è un percorso che non può lasciare indifferenti, tra più di 1000 pezzi provenienti dall’archivio curato dal figlio che prosegue ancora oggi l’attività avviata dal padre nello studio milanese.

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Si esce dalla mostra felici, appagati, arricchiti. È un viaggio sensoriale ed evocativo tra oggetti di ogni genere: disegni, mobili, posacenere, sedie, tavoli, tessuti, libri, vassoi, foulard, piatti e tanto, tanto altro.

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Sarebbe infatti riduttivo parlare dell’artista solo come di un designer perché è stato molto di più. La presentazione coglie in pieno il suo lavoro: «Pittore, stampatore, progettista, collezionista, stilista, raffinato artigiano, decoratore, gallerista e ideatore di mostre, Fornasetti è stato una personalità estremamente ricca e complessa. Ha disegnato e realizzato circa 13.000 tra oggetti e decorazioni: un universo fatto in egual misura di rigore progettuale, artistico e artigianale come di fantasia sfrenata, invenzione surrealista e poesia».

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Decorava tutto Fornasetti, gli oggetti comuni diventavano per lui superfici da esplorare, dove tutto poteva succedere. Il lavoro dell’artista è stato sempre guidato da un forte rigore progettuale e da una profonda ricerca a cui affiancava fantasia, poesia e lavoro artigianale, una reazione al cattivo gusto, come egli stesso ha rivelato: «Sono nato in una famiglia di pessimo buon gusto e faccio del pessimo buon gusto la chiave di liberazione della fantasia».

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Il percorso – allestito in modo impeccabile – si articola in sezioni che vanno dagli esordi pittorici vicini al Novecento alla stamperia di libri d’artista, dalla collaborazione con Gio Ponti negli anni ’50 e ’60, ai più difficili anni ’70 e fino al 1988, anno della sua morte.
Si conclude infine con Dai confini del solito, un video onirico in stop motion di Toni Meneguzzo, fotografo di fama internazionale. Si tratta di un lavoro laborioso, un «rosario mantrico di pazienza», come lui stesso lo definisce, capace di far avvicinare lo spettatore al mondo dell’artista.

Bello, ricco e curato nei dettagli anche il catalogo edito da Corraini Edizioni: comprarlo è d’obbligo. Sono 200 pagine che raccontano in inglese e in italiano la carriera di Fornasetti, con testi a cura di Ginevra Quadrio Curzio e prefazione di Patrick Mauriès.

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Quando all’inizio ho scritto che la mostra è un viaggio è perché non riuscirei a descriverla in altro modo. La sensazione finale è quella di aver attraversato terre diverse, conosciuto spazi nuovi, nuovi modi di pensare le cose e di immaginare la realtà. Sensazioni comuni a tutti quelli che hanno avuto modo di avvicinarsi all’arte di Fornasetti, inesauribile fabbrica di fantasia: «Il pubblico mi ha spiegato che quello che facevo era qualcosa di più di una decorazione. Era un invito alla fantasia, a pensare, a evadere dalle cose che ci circondano, troppo meccanizzate ed inumane. Erano dei biglietti di viaggio per il regno dell’immaginazione». E quando il viaggio finisce senti che qualcosa dentro di te è cambiato. Che ti è stato fatto il dono più prezioso che un artista possa fare: la capacità di immaginare.

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L’illustratore dell’anno

Calendario 2014.inddDopo aver rimpinzato le nostre pance di pandori, panettoni e cioccolata, è giunto il momento di mettersi a lavoro con matite e fantasia! Quale progetto migliore se non un calendario illustrato?
Eh sì, perché Città del sole è di nuovo alla ricerca dell’Illustratore dell’anno! Dal 2008 l’azienda di giocattoli seleziona l’autore del calendario tramite una gara fra giovani illustratrici e illustratori di tutto il mondo.

Il concorso premia il miglior progetto per un calendario destinato a bambini da 2 a 6/7 anni. Possono partecipare tutti gli illustratori e le illustratrici, senza limiti di età. Il bando è consultabile all’indirizzo: http://www.cittadelsole.it/customer/pages.php?pageid=763&mode=preview
Per la realizzazione del calendario è previsto un compenso onnicomprensivo di 3500 euro lordi.

Questo concorso ha permesso di pubblicare calendari davvero molto belli, illustrati da Silvia Baroncelli (vincitrice dell’ultima edizione), Richolly Rosazza, Barbara Cantini, David Pintor, Marco Trevisan e Anna Castagnoli.

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Richolly Rosazza (tavola calendario 2013)

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Barbara Cantini (2012)

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David Pintor (tavola calendario 2011)

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Marco Trevisan (tavola calendario 2010)

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Marco Trevisan (tavola calendario 2010)

 

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Anna Castagnoli (tavola calendario 2009)

 

Il segreto per essere selezionati? Date uno sguardo all’articolo scritto da Anna Castagnoli lo scorso anno: Come abbiamo vinto il concorso: bozzetti e segreti dei vincitori
http://www.lefiguredeilibri.com/2013/01/31/concorso-calendario-citta-del-sole-bozzetti-e-segreti-degli-illustratori-vincitori/

Ma un prezioso suggerimento arriva proprio da Città del sole:
«Per un bambino intorno ai 3 anni, un calendario pone le basi di un lungo apprendistato, che durerà fin negli anni della scuola. Nel proporre il calendario come omaggio destinato al piccolo utente della Città del sole, ci impegniamo in una operazione che è in sintonia col nostro atteggiamento verso il gioco. Non vogliamo infatti, con questo calendario, “insegnargli” l’anno con i suoi mesi e stagioni, ma solo permettergli di sperimentare le emozioni di un anno vissuto da un artista. Questo implica che l’illustratore si deve sentire invitato a essere il più possibile se stesso – magari un se stesso più bambino – nel concepire il progetto complessivo del calendario, quasi fosse il racconto di un anno sognato, fatto di stagioni per lui ideali e di mesi simbolo».

Tornare bambini: sembra questo il segreto.
E in fondo, a chi non piace farlo?

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Un Biscoto per bambini… e non solo

Bello, colorato, sorprendente: è Biscoto, un giornale pensato da un gruppo di illustratori a Strasburgo per bambini a partire da sei anni.

Ricco di contenuti, umorismo, storie e giochi, Biscoto è un modo alternativo per parlare ai bambini attraverso le immagini (e che belle immagini!).

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illustrazione: Jonathan Blezard

dessin de Juliette Léveillé

illustrazione: Juliette Léveillé

 

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illustrazione: Suzanne Arhex

È possibile abbonarsi al giornale. Tutte le informazioni su biscotojournal.com.

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Simultané. Le carte di Sonia Delaunay

Non sono riuscita a resistere al fascino di queste carte illustrate da Sonia Delaunay e ne ho comprati due mazzi, uno per giocare – o fare castelli colorati a più piani come alternativa a un Machiavelli o a una Scala quaranta – l’altro da custodire tra le mie cose più care.

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Sonia Delaunay, nata nel 1885 in Ucraina, ha rivoluzionato senza dubbio la storia dell’arte, della moda e del costume del secolo scorso. Vissuta poi in Francia, disegnò le carte nel 1959, quando il curatore del Museo di Arte moderna di Bielefeld, in Germania, le affidò il lavoro.

Le sue opere sono sempre state accompagnate dalla ricerca sulla luce e sul colore, e il tema dei “contrasti simultanei” è presente anche qui.
Sono utilizzati quattro colori a forte contrasto, e per ciascun seme è stato scelto un colore dominante: giallo per denari, verde per picche, blu per fiori e rosso per cuori.

assi bianchiUn complesso intreccio di losanghe caratterizza il dorso delle carte ed è un motivo già sperimentato dall’artista nel 1925.

retro biancoIl re è realizzato con due grandi quadrati nel colore proprio del seme, circondati da altri quadratini colorati. La regina è composta da semicerchi e il fante è caratterizzato da linee a zig zag e tondi. Infine troviamo il Jolly, complesso e originale, che è rappresentato con forme diverse e sovrapposte. Il Jolly è anche il simbolo distintivo dell’opera di Sonia Delaunay.

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Queste carte sono solo uno dei tanti esempi che testimoniano la capacità dell’artista di interpretare oggetti comuni facendoli rivivere con una forza nuova e con un altrettanto nuovo e poetico equilibrio cromatico. Ricordiamo, a tal proposito, la frase di René Crevel: «Sonia Delaunay non reputa le cose familiari, le cose della vita, inferiori come contenuto ai quadri che la resero nota. Voglio ancora ringraziarla per aver abolito un pregiudizio di gerarchie, di amare la vita, la magnifica vita, per donarci dei capolavori che fanno più belli i nostri gesti quotidiani». E i nostri castelli di carte.

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