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Thoughts on Design | Paul Rand

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Sapevo (e speravo) che prima o poi sarebbe successo. Thoughts on Design (Chronicle Books) di Paul Rand è di nuovo in stampa. Pubblicato per la prima volta nel 1947, quando l’autore aveva solo 33 anni ma le idee sul design già molto chiare, dal 1970 non è stato mai più pubblicato.
Come tutti i suoi lavori, dai manifesti ai loghi, anche i suoi pensieri sono così attuali, potremmo dire atemporali, che rappresentano ancora oggi una linea guida per tutti i graphic designer che ne condividono i principi.Schermata 2015-02-20 a 11.05.57Edizione fedele all’originale del 1947 e comprensiva degli adeguamenti fatti dallo stesso Rand nel 1970, questa del 2014 – nata per commemorare quello che sarebbe stato il suo centesimo compleanno – presenta una piccola novità in apertura, ovvero l’illuminante prefazione del designer statunitense Michael Bierut: «a manifesto, a call to arms and a ringing definition of what makes good design good». Egli paragona la semplicità di questo libro a quella dei libri per bambini: frasi brevi, chiare e ricco di illustrazioni anche giocose.3Novantasei pagine – molte delle quali dedicate alle riproduzioni delle sue opere – sembrano così poche se si pensa ai preziosi contenuti e agli innumerevoli spunti che Paul Rand riesce a racchiudervi. La sua filosofia, la sua visione, le sue ricerche: è un tesoro custodito qui e alla portata di tutti (basta conoscere l’inglese, visto che ancora non esiste l’edizione in italiano).
«Graphic design… is not good design if it does not co-operate as an instrument in the service of communication»: forma e contenuto devono essere uniti per veicolare il messaggio.4Ancora, nel paragrafo The Beautiful and Useful egli scrive: «Visual communications of any kind, whether persuasive or informative, from billboards to birth announcements, should be seen as the embodiment of form and function: the integration of the beautiful and the useful». Proprio come un giocoliere, il designer – integrando il bello e l’utile – deve arrivare all’equilibrio perfetto, attraverso le proprie competenze, mescolando ingredienti e cercando soluzioni coerenti.paulrand_thoughtsondesign1Un equilibrio che si raggiunge seguendo sempre gli stessi principi, ma valutando di volta in volta gli elementi che possano essere, lì, in quel momento, e in quel caso, i più adatti a veicolare il messaggio. Schermata 2015-02-20 a 10.58.52Ricerca, studio, immaginazione, freschezza, senso dell’umorismo e emozioni sono il motore per una ricerca che conduce a un buon design. Schermata 2015-02-20 a 10.58.27Schermata 2015-02-20 a 11.01.43Mi piace concludere con una frase di László Moholy-Nagy che riassume, con la cura e l’attenzione tipiche del buon osservatore, lo spirito di Paula Rand e del suo lavoro: «He is an idealist and a realist, using the language of the poet and business man. He thinks in terms of need and function. He is able to analyze his problems but his fantasy is boundless». No, la fantasia di Paul Rand non ha mai avuto limiti.Schermata 2015-02-20 a 11.15.30

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Catalogo degli addii

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«Ho recitato il tuo nome come un mantra fino a quando
le parole hanno perso i sensi, e anch’io.
Addio».

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A ognuno il suo addio: lo comprende bene Nina Dermar, responsabile di una casa editrice, quando cerca uno scrittore di sesso maschile per redigere lettere d’addio. E di addii sembra intendersene bene Peter Faraway che si rivela l’uomo giusto per questo difficile compito: «Per mestiere scrivo qualsiasi cosa. Per vocazione lascio quasi tutto».

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Ironico e malinconico allo stesso tempo, il Catalogo degli addii (et al./EDIZIONI, di Marina Mander e Beppe Giacobbe) è un bellissimo e ben curato romanzo per immagini che ogni tanto mi ritrovo a sfogliare.

«Come saprà meglio di me, gli uomini non lasciano lettere d’addio, preferiscono andarsene di soppiatto, dileguarsi. Noi abbiamo pensato di offrire loro uno stimolo, qualche spunto per addolcire la pillola»: queste le parole di risposta di Nina alla candidatura di Peter.

«Il tuo ricordo si è scordato piano piano, poi, con uno starnuto, è uscito del tutto. Addio».
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«Il mare non si può fermare. Addio».

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«Abbandonarsi o abbandonare? Purtroppo io sono transitivo. Addio».
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«La distanza tra ciò che è stato e ciò che avrebbe potuto essere mi porta già altrove. Addio».83

«Ogni amore inizia con una fantasticheria e finisce con un “invece”. Addio».89

«L’addio si insinua un po’ alla volta, e un giorno dilaga, dappertutto».205

È un’idea originale quella di Marina Mander che porta il lettore a rimanere sorprendentemente coinvolto in una storia parallela che si viene a creare tra Nina Dermar e Peter Faraway: forse un sottile messaggio per dire che tra un addio e l’altro non c’è mai il vuoto, ma la possibilità di costruire una nuova storia?
Ma a questa nuova storia seguirà l’ennesimo addio?

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Dopo, Laurent Moreau

1Quando nell’articolo precedente scrivevo che nel bookshop Rotonda Corraini non si può fare a meno di comprare un libro, non scherzavo affatto. Così ho portato a casa Dopo, l’ultimo capolavoro illustrato da Laurent Moreau e pubblicato da orecchio acerbo.
2attimoUn libro semplice che parla per immagini e insegna che ogni attimo è unico e prezioso, sfiorando anche il pensiero filosofico di causa e effetto e mostrando che dopo qualcosa succede sempre qualcosa.
Un viaggio di un ragazzo che attraversa le stagioni, e «dopo l’inverno la primavera restituisce i colori» e che si ferma a guardare il fiore che c’è dopo il seme.
estateMa il dopo è spesso anche misterioso. Cosa c’è dopo l’orizzonte? E dopo la morte? «Dopo tanti anni, sarò sempre lo stesso?».
Tavole dai colori bellissimi e vivaci, dove la natura, con i suoi animali e le sue piante, occupa sempre un posto importante.
fiore fruttoUn catalogo di pensieri semplici, che vivono in ognuno di noi e non solo nei bambini, e pensieri più profondi, come la morte e il tempo che passa, trattati sempre con estrema dolcezza. Ma anche un’esortazione a dare il giusto valore a ogni attimo senza troppe preoccupazioni, «dopo tutto, be’, si vedrà… prima di dopo, c’è… adesso!».
Ricordiamo che nel 2012 Moreau ha pubblicato, sempre con orecchio acerbo, A che pensi?, un altro splendido libro capace di spiegare a un bambino i pensieri degli altri.
Una certezza questo illustratore e orecchio acerbo ce la danno: che dopo un bellissimo libro, ce ne sarà un altro altrettanto bello.

bimbomicio

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